Durante l’appena trascorso Festival Del Fumetto, oltre la consueta legione di cosplayers, decine e decine di stand che han fatto la felicità di ogni nerd (nel senso più positivo del temine), abbiamo avuto il privilegio di assistere alla coinvolgente conferenza di uno dei doppiatori nostrani più rinomati. Ivo De Palma ci ha fatto entrare dalla porta principale nel mondo delle voci, spiegando segreti e rivelando aneddoti di una vita in studio dietro il microfono. Subito dopo abbiamo concordato un’intervista per saperne ancor di più del suo affascinante lavoro.

Grazie del tuo tempo Ivo e benvenuto nel nostro portale. Ricordi il primissimo giorno in sala di doppiaggio e le emozioni che provasti?
“Beh, proprio il primissimo non lo ricordo. Ricordo però che sentire le voci belle ed espressive dei colleghi già navigati fuoriuscire da quei grandi diffusori da stabilimento cinematografico era ogni giorno una bellissima, e molto motivante, sensazione. Era come se il suono prendesse forma. Come se le voci fossero tridimensionali, scolpite artigianalmente. Come se ognuna avesse un proprio colore timbrico, che poi andava a creare le sfumature delle varie intonazioni. È lì che capisci perché le metafore che riguardano la voce sono sinestetiche. Senti la voce con l’udito, ma nel contempo ne “vedi” una forma e un colore.”

Ci sono maestri storici del doppiaggio da cui hai tratto ispirazione?
“Francamente da principiante no. Ciò non toglie che io debba comunque la mia passabile perizia all’esempio di tanti colleghi, i cui nomi nessuno conosce o ricorda, che ho incontrato lungo il mio percorso professionale. Comunque, mi piacciono le voci non troppo profonde. Quindi essenzialmente Chevalier su Cruise, Penne su Hopkins, Bulckaen su Damon. E se proprio vogliamo citare anche una voce profonda, direi Giannini.”

Esiste un personaggio (cinema, telefilm) del passato cui avresti voluto dare la tua voce?
“È una domanda la cui risposta suonerebbe come un “vorrei ma non posso”. Per non eluderla del tutto direi che almeno un provino su uno dei millemila personaggi Marvel penso che sia alla mia portata. Poi, va da sé, lo vince qualcun altro.”

E’ mai capitato che, al termine di un doppiaggio, un produttore o una figura simile non apprezzasse il tuo lavoro?
“Non si può piacere a tutti. E non si può avere voce e bravura adeguata ad ogni personaggio. Chi pensa di essere la prima scelta per ogni ruolo scagli la prima pietra. Io non la scaglio.”

Prima di andare indietro nel tempo, vorrei affrontare con te il doppiaggio di Scare Glow nel recente MOTU Revelation… una linea vocale non certo “pulita”: come ti sei approcciato al personaggio, tra l’altro il mio preferito dell’universo Masters?
“Cercando di rendere le sonorità vocali dell’originale, per le quali occorreva un significativo “growl”.”

Stando sempre in ambito MOTU, fosti anche la voce di He-Man nella serie omonima del 1990. Oltre a chiederti se ti ricordi un aneddoto particolare legato a quel doppiaggio, cosa pensi della versione “moderna” di personaggi che – per molti fan – trovarono il loro climax nella serie Filmation di metà anni 80?
“Vi sono stagioni irripetibili, come quella cui alludi, e voci iconiche legate a quella stagione, come la mia e quella di molti altri colleghi. Nulla potrà eguagliare quei momenti. He-Man mi venne assegnato dallo stesso direttore dei Cavalieri dello Zodiaco. Non era un personaggio bellissimo, intendiamoci, e lo stesso cartone era fin troppo didascalico per i miei gusti. Sono cartoni le cui voci originali scandiscono le battute come se il pubblico fosse di dodicenni un po’ ritardati. In italiano vanno sciolte un pò di più.”

Un personaggio che doppiasti e che mi ha sempre affascinato è Kambei Ishimada di Samurai 7… che ricordi hai di questa esperienza?
“Molto belli. Il personaggio mi si confaceva assai. Capelli fluenti, barba folta, tunica bianca: un carismatico Gesù Cristo con la katana. Ma, soprattutto, era un antieroe. Un eroe malinconico, che in vita ne ha date ma ne ha anche prese. Purtroppo, dopo i canonici 26 episodi, mai più visto né sentito.”

Una domanda su Pegazus vorrei fartela: ma non sei stanco delle domande su Pegazus? Eheh…
“Sempre sia lodato.”


(Ph: Festival Del Fumetto 2025)

Scherzi a parte, Ivo li guardava i cartoni negli 80s?
“Non tanto. Io sono della generazione dei fumetti Marvel, editi in Italia dall’Editoriale Corno. Quando ancora Spiderman per noi era l’Uomo Ragno. I cartoni su questi eroi erano rarissimi, e tutta l’animazione giapponese era ben di là da venire.”

Sei stato anche doppiatore di Mirko in Kiss Me Licia – e in tutti i sequel televisivi – per quanto riguarda il recitato (Enzo Draghi doppiava il cantato), mentre Donatella Fanfani si occupava di Licia. A parte il cartoon, Cristina D’Avena e Pasquale Finicelli avevano una voce così “brutta” da non poter usare le loro?
“Cristina, in qualità di cantante, aveva una bella voce anche nel parlato, ma non sapeva ancora recitare. Pasquale parlava in napoletano stretto (anch’io sono di Napoli, quindi “absit iniuria verbo”) e non era certo un attore professionista. Ma al di là di queste considerazioni, l’operazione commerciale era ben chiara: le voci dovevano restare quelle del cartone.”

Un altro personaggio dal gran fascino oscuro fu Kratos de I Cinque Samurai, cui tu donasti magistralmente la voce. Che ricordi hai di quel doppiaggio?
“Ahimè, nessuno. So che fu il mio primo cattivone. Anche se questa parola riferita a lui non piace molto ai fan di quella serie.”

Arriviamo agli OAV di Devilman, che credo superino in termini di pathos (ed ettolitri di sangue versato) l’originale serie cartoon dei 70s. Fu difficile dare ad Akira/Devilman il dolore e la rabbia che trasudano nei tre OAV?
“Era un personaggio, come si suol dire, nelle mie corde, quindi non fu affatto difficile stargli sopra vocalmente. Era il Devilman autenticamente “nagaiano”, ben diverso da quello edulcorato degli anni precedenti. Fu una bellissima esperienza.”

Ho un fratello di qualche anno più grande di te, vero appassionato e collezionista di macchinine e set Corgi Toys: anche tu le apprezzavi da bambino? In alternativa quali erano i tuoi giocattoli preferiti?
“Big Jim forever!”

So che tieni corsi di doppiaggio per chi desideri approcciarsi a questo fascinoso mondo… tra i tuoi allievi hai adocchiato qualcuno che potrebbe diventare il tuo erede?
“Se esistesse un mio potenziale erede, lo avreste già sgamato da un bel po’, attenti ed esperti come siete. La realtà è che non esiste (ancora), e sicuramente non tra i miei allievi, che hanno personalità e temperature artistiche diverse dalle mie.”

Oggi Ivo come si vede? Pensi mai di “appendere il microfono al chiodo”?
“Io, finché sto all’impiedi, ci sono. Certo, i miei anni ruggenti sono alle mie spalle, sono abbastanza cresciuto da capirlo da solo.”

Lascio a te l’ultima parola Ivo, e grazie ancora del tempo che ci hai dedicato…
“Grazie a voi dell’attenzione e ci si becca alle fiere!”

(Ph: Festival Del Fumetto 2025)

  • Luca Bernasconi

    Appassionato di toys (japan robot, action figures, Lego e molto altro) da sempre, ho salutato con favore il crescente interesse del pubblico verso di loro, grazie anche alle nuove release dei giocattoli storici, che da fine anni '90 ha rinvigorito un mercato che sembrava oramai sepolto. Cerco di non perdermi una fiera o un mercatino a tema, luoghi che mi fanno sentire come a casa.

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